Questa storia comincia tanti anni fa ed è proprio una bella storia.
Racconta di un prete che faceva anche l'alpinista, lo sciatore, il fotografo e l'organizzatore di campeggi. Avendo capito che fare il prete era bravo e per le altre cose pure, decise di mettere tutte queste sue "capacità preofessionali" al servizio dei ragazzi del suo paese. Tra quei ragazzi c'erano tutti quelli che ancora adesso, molti anni dopo, reggono le sorti della sezione del C.A.I. di Bovisio Masciago. Qualche mese fa, abbiamo deciso di premiare il nostro "LUPO ANZIANO".
Ecco il racconto di Gabriele BIANCHI.
RICONOSCIMENTO A DON GIOVANNI GIUDICI NELL’OCCASIONE D’ INGRESSO DEL NOSTRO ”LUPO ANZIANO” NELLA CASA, CHE CI HA AIUTATO A SOGNARE E COSTRUIRE, DOVE “LA PORTA E’ APERTA MA IL CUORE ANCOR DI PIU’ “.

Quando lo vedemmo apparire era il 1957, in sella ad uno scoppiettante motociclo di marca Aermacchi ( non poteva essere che così: la sua origine era Varesina ). I più piccoli tra noi avevano appena compiuto sette anni , ….. e ci sembrò subito ….. un Drago.
Era chiaramente il portatore di una missione pastorale manifestata nella Chiesa di San Pancrazio, nell’omonimo Oratorio ed in quella “Cripta”ove , tra i giovani accoliti, dimostrava una ferma intransigenza per il rispetto dei principi religiosi, etici e di comportamento morale allora condivisi da tanti.

Ma spiccò presto un’altra essenziale caratteristica, della Sua personalità, nella costruzione di attività…….apparentemente laiche.
……Avete notato il Suo sorriso “sornione” quando ho proferito….”apparentemente laiche”. Perchè è ormai noto che l’organizzazione del tempo libero non “come fine”, non fine a se stesso, ma “come mezzo, come tramite, come strumento” per contribuire ad una sana, fisica e mentale, crescita dei ragazzi che varcavano il cancello oratoriano era il Suo vero e prioritario scopo
Sotto questo profilo è stato certamente un pioniere.

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A Bovisio Masciago, a quei tempi, erano numericamente rare le opportunità di svago ed altrettanto rari gli organismi che si preoccupavano di proporlo. Non esisteva chiaramente quella “Fondazione per lo sport e tempo libero” oggi costituita da sedici associazioni in rete con l’amministrazione comunale e non c’era neppure la stragrande maggioranza delle suddette associazioni. Dopo la scuola si giocava praticamente solo a calcio: nei prati, nei cortili, sulle strade e all’oratorio stesso. “Don Giò” allestì allora un grande Stadio Olimpico, così almeno appariva ai nostri occhi. Calcio ovviamente, ma anche tornei di pallavolo, pallacanestro, gare di atletica leggera con la comparsa perfino degli ostacoli e della rete per il tennis.
E in questo grande stadio non ci chiedeva di conquistare medaglie o trofei, benvenuti se arrivavano ma, non indispensabili. Ci ha sempre invece chiesto il conseguimento di precisi valori: la lealtà, il rispetto degli altri e l’impegno all’amicizia.
Oggi, tra i vari problemi, dobbiamo affrontare quello di una integrazione multietnica. Ma anche allora la scommessa non era poi così tanto diversa: solo che la diversa etnicità era rappresentata dal fatto di essere cittadini indigeni piuttosto che di provenienza veneta o meridionale. E, nell’ottica odierna, ancora più curioso il confronto “maschio” tra i ragazzi dei differenti quartieri paesani.
E così, la di Lui voluta organizzazione degli indimenticabili “Palii Rionali”, tra il Borghetto, il Marconi, il Masciago e la Merona-Bonaparte, che si chiudevano con l’immancabile maratona per le vie del nostro paese, non aveva come scopo quello di scontrarsi o confrontarsi ma soprattutto di Incontrarsi. E’ grazie a questa impostazione culturale la nascita di grandi amicizie che hanno resistito all’usura del tempo.

Recentemente un progetto promosso dall’Assessorato alla cultura, per la scuola e per i giovani: “Bovisio Masciago città dei bambini e delle bambine” è teso a far emergere le esigenze prioritarie di chi sta affrontando il complesso percorso della crescita. Tra quelle raccolte ha una voce forte il “desiderio di uscire”: dalla barriera delle mura casalinghe, da quelle dei cortili, delle scuole, delle palestre, insomma dagli spazi chiusi. Il desiderio di scoprire nuovi orizzonti, di vivere all’aperto, di vedere cosa c’è…… oltre la collina.
Anche in questo Don Giò è stato un precursore. In un periodo storico durante il quale poche erano le famiglie con la possibilità di “andare in ferie” emerse la Sua tensione innovativa, coraggiosa e perseguita anche con il concorso di proprie risorse finanziarie ( Sì. Perché “lavorava” anche come insegnante nelle scuole statali ).
Dagli accantonamenti alla “Casa Alpina di Motta, ai Campeggi La Campanella e San Martino” ha da sempre anticipato e cercato di soddisfare……l’odierno desiderio!
Sono più di tremila i giovani accompagnati sulle terre alte, là oltre la soglia ove ha sede la casa dello stupore:… quello per i grandi spazi…..per le immense cattedrali della terra…..per il regno della biodiversità…..per la conquista di una cima…..per le raffiche di vento….per una bufera di neve ferragostana….per i canti sotto le stelle, durante bivacchi attorno a un fuoco, che resteranno per sempre scolpiti nella nostra memoria ed identità. Quante emozioni, quanta attività e quanta esperienza distillate da quella “scuola” ben mascherata sotto le sembianze di un campeggio. Una scuola dove, senza che nessuno salisse in cattedra, venivano impartiti insegnamenti degni di ben più famosi atenei.
Una scuola che aveva aule forse scelte per far scaturire un’intrigante e non semplice interrogativo in tanti di noi:…”ma, ciò che vedo è un meraviglioso equilibrio conseguente al naturale caos primordiale o effetto di un disegno voluto da una entità superiore?
Credevamo solo di giocare, di vivere un’avventura, di imitare i boy-scout e ci siamo ritrovati un po’ più svezzati dalla bambagia famigliare ed in grado di accettare qualche privazione, la fatica, l’impegno ad organizzare la spartana ed autonoma vita quotidiana di piccoli gruppi .Il valore ed il rumore del silenzio e della riflessione, quello dell’apprezzamento per le cose semplici e spontanee.
Ricordando uno dei Suoi scritti:…..” Facendo passare nella mente il volto di giovani che nella vita hanno subito qualche grossa “sbandata” (l’oziosità patologica, la delinquenza minorile, la droga, ecc.) non ne riscontro tra coloro che hanno praticato il duro tirocinio della montagna”…..
Peccato che la “città dei bambini e delle bambine” non possa oggi più utilizzare una così eccezionale guida.
Una Guida davvero, spirituale ma anche terrena, anche una guida alpina. Socio cofondatore della locale sezione del Club alpino italiano, generoso nel concedere una prestigiosa sede sociale, tanto rimpianta, e nell’accompagnare i giovani delle nostre scuole alla scuola di sci feriale, alla baita in val di Scalve ed in altre innumerevoli frequentazioni.
Quante guide spirituali ci avrebbero lasciati liberi, con il loro consenso, di abbandonare gli steccati dell’oratorio sperando che i giovani transfughi portassero nella ultracentenaria laica associazione del C.A.I. i valori dell’ultramillenaria civiltà Cristiana.?
La presidenza generale del C.A.I. gli riconosce, nel 1991, il titolo di “Accompagnatore Nazionale di Alpinismo Giovanile” honoris causa, conferito a quella data solo ad altri due insigni personaggi durante la storia del sodalizio.
E, anche nel ruolo di guida alpina, non ci ha mai spinto all’esclusiva conquista della cima e della vetta ma alla conquista della vita, della vitalità e della gioia di vivere.
Chi scrive ha personalmente usufruito di una particolare sorte: passo dopo passo, partendo da uno dei Suoi campeggi, quella di arrivare alla presidenza generale del Club alpino italiano, nel 1998.
dongio03Sono convinto che il lasciapassare per tale meta sia tutto racchiuso nel “Libretto d’Istruzioni”che Don Giò ha furtivamente inserito nel mio e nello zaino di tanti Suoi giovani.
Lo spirito di servizio, il perseguire obiettivi di interesse ed utilità generale, l’onestà intellettuale e di azione, la propensione a favorire la spirito di gruppo.
Nessuno dica che Sei un vecchio Prete! Nessuno lo dica perché oggi Sei ancora un moderno modello di riferimento, per tutti noi, per i Tuoi nuovi giovani di Grantola e………….….per altri novelli educatori.
Come nelle favole di Kipling, che poi solo favole non sono, dove il grande lupo Akela guidava i suoi lupetti verso le incognite della foresta, Tu sei il nostro “Lupo Anziano”( già da più di cinquantanni !) .
Ti ricordi i sorrisi, la voglia di partire, la freneticità quando intonavamo la nostra bella canzone……”la via troppo è scoscesa, la traccia già si perde, solo non si disperde chi segue il Lupo Anzian”……
Perché davi sicurezza, serenità, entusiasmo e volontà di andare avanti, anche nei momenti più difficili,…..anche in quelli che non appartenevano alla sfera del tempo libero. Grazie.
Grazie anche per averci fatto rivivere quei momenti, quelle esperienze e soprattutto quei valori ed ideali di riferimento durante il recente e vibrante incontro del 1° e 2 giugno u.s. vicino alla “Madonna d’ Europa” sui monti dello Spluga.
Ho parlato della Tua propensione per attività…..apparentemente laiche. Vorrei offrirne una conferma. Pochi anni fa, Monsignor Stecher – Arcivescovo di Innsbruck -, ha pubblicato un volume intitolato “Il messaggio delle montagne”. La conclusione recita:”molte sono le vie che conducono al Signore. Una di queste passa per i monti”.
Tu “ Lupo Anziano” lo sapevi da sempre .Grazie, anche per questo.
“ Con Infinita Riconoscenza”
I TUOI LUPETTI